La Guardia di Finanza ha concluso il 10 maggio 2017 un’operazione contro un’associazione a delinquere che costituiva coop di facchinaggio per un corriere nazionale senza pagare l’Erario.
Gli indagati hanno costituito cinque cooperative di movimentazione merci che nel tempo hanno stipulato contratti di appalto con una filiale di un corriere nazionale, grazie anche alla complicità di un suo dirigente (anch’egli indagato). Fin qui, nulla di illegale, ma gli organizzatori della frode intascavano una parte consistente dei soldi incassati dalle coop, senza neppure versare le tasse, anzi accumulando debiti e falsi crediti d’imposta. Dopo uno o due anni, la banda chiudeva una cooperativa e ne apriva un’altra con gli stessi lavoratori (circa duecento) e con lo stesso cliente, riattivando così il meccanismo.
La frode è iniziata nel 2011 e nel luglio 2015 la Guardia di Finanza ha iniziato a indagare, dopo le segnalazioni di numerose operazioni finanziarie sospette, ossia consistenti prelievi e versamenti di contante svolte da un gruppo di persone, alcune dei quali con precedenti penali per rati contro la persone e il patrimonio o di natura fiscale. In cinque anni, l’organizzazione ha così prelevato illegalmente quattro milioni e mezzo di euro.
Per non insospettire il Fisco, le cooperative presentavano dichiarazioni dei falsate da costi fittizi mai sostenute per sedici milioni di euro. In questo modo, i bilanci erano in passivo e gli organizzatori della frode hanno ottenuto indebite compensazioni per tre milioni. Prima di liquidare le cooperative, la banda ne spostava la sede in provincia di Caserta nell’ultimo mese di vita, per poi cancellarle dal registro delle Imprese. In questo modo, evitavano la dichiarazione di fallimento.
I membri della banda sono però stati traditi dall’elevato tenore di vita, incompatibile con le loro dichiarazioni fiscali. Formalmente, guadagnavano 15mila euro l’anno a testa, ma acquistavano beni di lusso, viaggiavano spesso all’estero per turismo, giocavano al Casinò, possedevano diverse autovetture di grossa cilindrata. L’indagine è terminata nel maggio 2017 con quindici denunce (cinque con misure cautelari) per numerosi reati: associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, bancarotta semplice, appropriazione indebita aggravata, dichiarazione infedele, sottrazione al pagamento delle imposte, indebita compensazione di crediti inesistenti e intestazione fittizia di beni. La Finanza ha anche sequestrato denaro e beni per 8,8 milioni di euro.
(fonte trasportoeuropa.it)